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mercoledì 23 maggio 2007

I Casini e le liberalizzazioni

Carissimi colleghi,
vi invito a leggere la lettera scritta dal leader dell'Udc Pierferdinando Casini sulle liberalizzazioni e pubblicata dal Corriere della Sera sabato 19 maggio 2007. Alla fine troverete gli indirizzi email dell'On. Casini e del ministro Linda Lanzillotta, i quali saranno ben lieti di confrontarsi con voi quali conducenti e cittadini della città di Roma.

"Caro direttore,
se c’era una proposta del governo Prodi che ero pronto a sostenere, come ho scritto in una lettera al Corriere lo scorso 19 gennaio, era il disegno di legge del ministro Lanzillotta per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Quella proposta, purtroppo, non c’è più.
Ritenevo e ritengo che le liberalizzazioni, urgenti e necessarie nell’interesse del cittadino consumatore e delle imprese, dovessero partire proprio dagli enti locali e non dalle riforme di facciata del ministro Bersani. Il monopolio pubblico in settori come l’energia, il gas, i rifiuti, l’elettricità, i trasporti, ma anche l’edilizia e i servizi, è infatti la causa principale delle alte tariffe che gli italiani pagano rispetto a tutti gli altri europei. Il futuro dei nostri giovani e dei consumatori dipende dal coraggio con cui l’intera classe politica affronta questa sfida non più rinviabile. Avevo anche annunciato da parte dell’Udc in Parlamento un atteggiamento di attenzione e di sollecitazione, quale deve essere quello di un’ opposizione seria e costruttiva. Con la stessa sincerità devo registrare che si sono materializzati i timori che avevo espresso, cioè che il provvedimento naufragasse contro lo scoglio massimalista o si riducesse ad un compromesso al ribasso.
Le proposte di modifica presentate dalla maggioranza al Senato svuotano lo spirito e vanificano lo scopo delle liberalizzazioni proposte dalla Lanzillotta. Il ministro aveva immaginato un sistema esclusivo di gare pubbliche per l’affidamento dei servizi e la separazione tra reti e gestione, introducendo una vera concorrenza con l’obiettivo di tariffe più basse e una qualità dei servizi più alta. Una scelta netta verso il mercato, in linea con ciò che accade in tutta Europa. Avevo avanzato anche qualche proposta di ulteriore miglioramento, come forma di incentivazione agli enti locali che dismettano le loro partecipazioni nelle società pubbliche, perdendone il controllo, o la limitazione dei diritti delle azioni possedute dagli enti locali nella scelta degli organi di governo delle società. Ma la deriva massimalista al Senato rende impossibile qualsiasi miglioramento, mentre le proposte dei partiti della sinistra radicale, accolte dall’intera maggioranza, dimostrano ancora una volta come il governo sia del tutto incapace di contrastare i veti ideologici e il freno alle riforme di chi vuole bloccare l’innovazione e ammodernamento del Paese.
Invece di liberalizzare, con la nuova proposta si rischia addirittura di riportare nell’ambito pubblico quei pochi servizi che se ne sono emancipati. Visioni contrastanti e tra loro inconciliabili all’interno della centro-sinistra su quale modello economico l’Italia debba sposare-liberale o statalista- hanno prodotto un risultato aberrante e molto insidioso. Più che il passo indietro, mi preoccupa la scelta di non scegliere, che fa precipitare il settore dei servizi pubblici locali (il terzo in ordine di grandezza nell’economia italiana) in una totale confusione. Nel momento in cui il governo avrebbe dovuto assumersi delle responsabilità, ha deciso invece di scaricarle sugli amministratori locali. Non solo non ha liberalizzato, non solo non ha affrontato il tema del conflitto di interessi tra Comuni gestori e Comuni regolatori, ma ha preferito uno scenario da Far West nel quale ogni Comune potrà adottare a sua discrezione e per le sue convenienze sistemi di libero mercato o la esclusiva gestione pubblica, cioè le gare o l’affidamento diretto. E dire che il recente caso Telecom avrebbe dovuto insegnare che l’incertezza delle regole non favorisce certo i consumatori.
Io credo che la politica abbia il dovere di entrare nel merito e nella sostanza delle questioni che incidono sulla vita dei cittadini, e di compiere le scelte di cui il paese ha bisogno. E’ esattamente quello che non ha fatto finora il governo Prodi. E l’opposizione ha il dovere di collaborare finché è possibile, ma anche di non accettare compromessi se contraddicono l’interesse dei cittadini e se sono il frutto di inaccettabili ricatti ideologici. Mi auguro che il ministro Lanzillotta e la componente liberale e riformista della maggioranza, se è ancora in grado di farsi ascoltare, pongano agli alleati il problema di considerare finalmente il problema dei consumatori e delle imprese, e non quello delle oligarchie locali. In quel caso, saremo pronti a fare la nostra parte."

mailto:casini_p@camera.it
segr.lanzillotta@libero.it

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